Ferie d’agosto

In Francia, gli ultimi giorni d’agosto sono il preludio alla rentrée. Il primo lunedì di settembre, l’estate finisce di colpo, la bella stagione si congeda, si chiude il sipario delle vacanze e la lentezza dei giorni agostani viene spazzata via dal suono della campanella. Con la sveglia del lunedì mattina, tutti i bambini, di tutte le scuole, tornano a scuola, gli uffici svogliati ricominciano a lavorare a pieno ritmo, teatri e gallerie annunciano la prossima stagione, le città pubblicano il calendario di eventi culturali. Non solo. La prima settimana di settembre è anche il momento della rentrée letteraria, dove si concentrano le uscite editoriali più importanti di tutto l’anno. Come dire, essere pubblicati nel corso dell’anno serve a ben poco, i più importanti si contendono le pagine e le recensioni settembrine, lo sa bene Amélie Nothomb che per circa dieci anni ha pubblicato puntuale un libro ogni autunno.

La rentrée è quasi un fenomeno atmosferico, con il dinamismo, le novità, l’energia, la brezza fresca che ogni nuovo inizio comporta. E se tale rigido calendario stagionale è valido in tutta la Francia, è a Parigi ovviamente che la frattura tra il languore d’agosto e i frenetici giorni di settembre è ancora più visibile. Da un giorno all’altro, sulla metropolitana non si trova più posto, per sedersi al tavolo di un caffè occorre prenotare, non si può più attraversare la strada con il rosso, al cinema bisogna arrivare con largo anticipo, le strade tornano affollate di clacson e rumore. Il presidente Hollande torna dalle vacanze, così come tutti i francesi, decretando la fine dell’estate, in barba alla temperatura, che talvolta resta clemente fino ai primi giorni di ottobre.

L’energia della città si riflette e anima i suoi abitanti che, anche a livello personale, spesso rimandano l’inizio di ogni nuovo progetto allo scoccare della rentrée, riservandosi il piacere di sguazzare nella noia e nel far niente, contagiati dal torpore estivo che lascia Parigi in letargo fino alla fine di agosto, immobilizzata tra i cantieri edili e i trasporti che spesso vanno in tilt.

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È la seconda volta che trascorro a Parigi il mese di agosto. La prima, circa tre anni fa, ero intrappolata in un centro commerciale di lusso nel 16simo arrondissement, a tentare di vendere vestiti dal taglio improbabile alle ricche dame borghesi rimaste in città, che ogni pomeriggio portavano a passeggio il cane tra gli stand del centro, uniche clienti in uno scenario desolato, alla disperata ricerca dell’aria condizionata. Ma questa è un’altra storia.

Quest’anno, agosto lo guardo passare dalla mia finestra a Montmartre, una zona della città che d’estate diventa la patria del turismo di massa, mettendosi in mostra per capitalizzare il mese più importante dell’intera annata, quello necessario per far quadrare i bilanci.

I camerieri si sbracciano sulla place du Tertre, turisti abbattuti dalla calura ciondolano con gli occhi all’insù alla ricerca dell’inquadratura perfetta della basilica. Il sole annebbia l’orientamento e la coscienza, “ma questa è Notre-Dame?”, l’ho sentito almeno una decina di volte dal balcone, “boh, a me sembra il Campidoglio”, ha risposto una volta un bambino.

street

Tra la place du Tertre e il cabaret del Lapin Agile, i musicisti di strada sfidano la canicola suonando ininterrottamente dalle tre del pomeriggio fino a tarda sera. C’è una vecchia signora che canta Edith Piaf coniugando i verbi delle canzoni all’imperfetto, annegando l’intero quartiere nella nostalgia. Un suonatore di flauto d’origine asiatica che ogni mattina, su una sedia a rotelle, senza gambe e con un solo braccio, si inerpica sulla collina, ritrova il suo angolo, nella rue Norvins, e suona per circa dieci ore e, da qualche anno, anche i soliti gradassi che, alla mancanza di talento e di voce, riparano con cinque amplificatori. Dalle nove di mattina, in poi, microfoni di guide turistiche, raffiche di foto poco convincenti, la pasta delle crêpe che cola sulle piastre, i camion delle consegne imbottigliati nel traffico umano.

stairs

 

Per ritrovare il silenzio, basta congedarsi dalla butte e defilarsi poco più in basso. A poche centinaia di metri, Montmartre si placa, ritorna in mano ai suoi abitanti e, d’agosto, la rue Caulaincourt, la rue Lamarck, la rue Ramey, che abbracciano la collina, incorniciandola, sono un’intermittenza di saracinesche abbassate, bar di quartiere che raggruppano i soliti noti, che sudano intorno a una televisione, sigaretta all’angolo della bocca e caffè lungo sul tavolo, qualche ristorante superstite sbandiera l’avocado nel piatto del giorno, gli alimentari indiani e arabi, aperti ogni giorno tutto il giorno, e poi un paio di atelier di sartoria, bugigattoli incredibilmente sommersi di vestiti, dove la tappezzeria e la polvere dei montoni e dei costumi da uomo fa subito inverno.

Da sempre a disagio con il torpore estivo che costringe all’immobilità programmata, allo svago telecomandato e ridanciano, quest’anno mi sembra quasi che con la bella stagione Parigi si sia adeguata al ritmo lento delle nostre giornate, all’alternarsi svagato di sonno e veglia dei primi mesi di vita, al ritornello monotono di un carillon. Come canta De André, “il tempo è un signore distratto, è un bambino che dorme”, nel nostro hotel Supramonte è agosto ormai da quasi un anno. Di solito lo aspetto impaziente, con l’ansia di stilare buoni propositi e liste di cose da fare. Quest’anno settembre, invece, mi coglie all’improvviso, come uno sbadiglio, impreparata, con la cartella sfatta e le matite ancora da temperare. I giorni qui restano lunghi e senza rumore, in sordina, e il calendario mi guarda perplesso dal frigorifero, fermo al mese di maggio.

Soundtrack: Fabrizio De André, Hotel Supramonte

Acquerelli: John Salminen

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8 pensieri su “Ferie d’agosto

    • Valeria ha detto:

      grazie d’essere passati di qui

      colgo l’occasione per dirvi che avete un blog meraviglioso e che, da grande, se riuscissi a realizzare il sogno di aprire una libreria mi piacerebbe fosse come la vostra

  1. insiemeaparigi ha detto:

    Vivo in Francia da quattro anni, e a Parigi da pochi mesi. Sono nel IV arrondissement e ammetto con un pizzico di vergogna di ignorare ancora i segreti degli altri quartieri. Eppure adesso, per qualche minuto, mi hai fatto sentire proprio lì, a spasso tra le stradine di Montmartre incantata a scoprire la vita di quartiere che si risveglia dal torpore estivo.
    Grazie della passeggiata, Valeria
    Un abbraccio
    Lucrezia

    • Valeria ha detto:

      ciao Lucrezia
      grazie a te per il tuo messaggio.
      Io vivo a Parigi da circa sei anni, con pause più o meno lunghe, e ogni volta scopro angoli sconosciuti anche nel mio stesso quartiere…è il bello delle grandi città, c’è sempre qualcosa di nuovo in cui imbattersi nella prossima passeggiata.

      a presto

      Valeria

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